sábado, 6 de novembro de 2010

Excerto de entrevista de Mons. Nicola Bux

Sobre liturgia e arte sacra:
La liturgia è indisponibile all’uomo ma l’arte è opera dell’uomo. Per l’arte sacra, che conosce un periodo di decadenza strutturale estremamente simile, cosa si può dire?
L’arte è la stessa cosa! La rappresentazione, la raffigurazione di Dio per la Chiesa d’Oriente come per la Chiesa d’Occidente è sempre stata sottoposta a dei canoni. Lo stesso vale per la disciplina della musica sacra. Il principio è sempre il medesimo: non siamo noi che decidiamo in base al prurito che abbiamo addosso come devo dipingere il Signore o come devo comporre un canto o quale canto devo fare nella liturgia. I canoni la Chiesa li ha stabiliti perchè potessero essere consoni al culto divino; perché non fosse data di Dio un’immagine, un’idea distorta e deformata. Tra liturgia, arte e musica c’è un’unità profonda che non permette di affrontarle separatamente.
Il Santo Padre l’ha appena nominata anche Consultore per il Culto Divino, segno dell’attenzione e della competenza del suo lavoro. Ci dica: se tre anni fa il Summorum Pontificum ha rivoluzionato la “questione liturgica”, riportando sul piatto della discussione gli elementi “scomodi” ed essenziali come la liturgia gregoriana, cosa dobbiamo aspettarci, nel prossimo futuro, da questo nuovo movimento liturgico che sta nascendo?
Innanzitutto, parlare di nuovo movimento non vuol dire necessariamente parlare di un altro movimento rispetto a quello conosciuto con un certo frutto nel XX secolo. La Chiesa è semper reformanda: a chi non piace il termine riforma della riforma parli pure di ripresa del movimento liturgico, ma sappia che si tratta sempre “del rinnovamento nella continuità dell’unico soggetto-Chiesa, che il Signore ci ha donato” come dice Benedetto XVI. Con il Motu Proprio le basi del lavoro sono state poste: confidiamo presto di avere dei nuovi impulsi. Questo Papa, mite e risoluto, vuole andare avanti e noi siamo con lui. Con la stessa mitezza e con la stessa fermezza.
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