domingo, 7 de dezembro de 2014

Música própria do 10º Domingo do Tempo Comum / Hebdomada décima per annum

Clicai e vêde.
Intróito Dóminus illuminátio comentado por Tiago Barófio:
Questo introito in re plagale (II modo) ha in comune due importanti sezioni con due altri canti d’ingresso dello stesso modo. La parola iniziale Dominus è identica a Dominus fortitudo, mentre la conclusione infirmati sunt et ceciderunt ricalca la finale del primo introito di Natale Dominus dixit ... ego hodie genui te (con variante anche in Dominus fortitudo ... hereditati ... usque in saeculum). 
Dominus illuminatio è l’unico introito di II modo che presenta al suo interno una domanda, anzi due nel caso specifico. La prima domanda “quem timebo?” non ha avuto un riflesso sulla musica. Probabilmente si è preferito dare all’edificio melodico quell’impronta armonica che prevede in molti casi un’unica conclusione cadenzale alla fine della prima e dell’ultima frase delle composizioni gregoriane. La seconda domanda, al contrario, ha una rilevanza musicale espressa dalla sospensione melodica “a quo trepidabo?” fa-sol-la. 
L’impianto modale del re plagale è annunciato con chiarezza dalla formula iniziale con l’inizio dal la grave la-do-re e la sottolineatura della tonica re re-mi-re (cfr. gli introiti Cibavit, Dominus fortitudo, Ecce advenit, Laetetur cor, Veni et ostende). Un inizio ritardato dal la grave si ha in altri casi in cui la melodia parte dalla tonica re (Multae tribulationes, Terribilis est locus, Vultum tuum). 
Nelle tre frasi dell’introito si nota una progressione melodica all’apertura delle prime due: la-do-re e re-fa-sol, quest’ultima ripetuta all’inizio della terza frase. La melodia insiste sempre sul fa, elevandosi al sol nella parte centrale, nella saldatura tra II e III frase, per preparare l’apice melodico su qui tribulant quando si raggiunge il si bemolle acuto. 
Le parole del salmo 26, 1-2 esprimono una serena confessione di fede vissuta in una profonda serenità. Una leggerezza dello spirito – messa in evidenza dai frequenti gruppi strofici – che esprime un’esperienza vissuta dal cantore. La salmodia che s’intercala all’antifona d’introito (sal 26, 3), parla esplicitamente di momenti negativi quando un pericolo oppressivo incombeva quasi fosse un intero esercito. Pericolo che probabilmente si presenterà di nuovo senza tuttavia provocare panico e smarrimento. “Il mio cuore non temerà” non è altro se non la risposta alla Parola ripetuta da D-i-o nella storia d’Israel e nelle vicende quotidiane dei singoli individui “Non temere, IO sono con te” (chi può ripercorra le pagine della cantata di J. S. Bach “Fürchte dich nicht, ICH bin bei dir”).
Nel canto del coro gregoriano emergono le vibrazioni di un’esperienza vissuta che supera le emozioni superficiali provocate da una semplice lettura che lascia distaccati. Un conto è prendere atto che D-i-o illumina gli uomini, ben diverso è percepire nella propria esistenza il dirompere della luce che scandaglia tutta la persona sino negli angoli più reconditi. D-i-o è vissuto allora come presenza che cambia tutta la vita, è salvezza (libertà, direbbe M. Buber), presenza costante e protettrice che suggerisce la prima reazione di fronte alle angustie “quem timebo?”. Chi e cosa devo temere? In fin dei conti D-i-o si è rivelato una o più volte come il “defensor vitae meae”, difesa della mia vita, Egli “dà forza” e rende salda la mia vita, “a quo trepidabo?”. Di chi e di che cosa devo aver paura? Il superamento delle insidie e dei nemici, com’è avvenuto nel passato segnerà anche la mia e la nostra vita in futuro.

O ofertório é o Illumina oculos meos, Ilumina os meus olhos, para que eu nunca adormeça na morte, e que nunca diga o meu inimigo: "Prevaleci contra ele". Partitura em PDF no Offertoriale Restitutum cum versiculis.

Interpretação gregoriana de Estêvão Olbash e suas vozes:




Versão polifónica de Estêvão Lopes de Morago, pelo Ensemble Sé de Angra:




Outra versão polifónica de Pêro de Gambôa, pela Capella do Rio Douro:

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